“Ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai”

Quest’anno a Sanremo Ermal Meta, giovane cantautore albanese naturalizzato italiano, ha presentato una canzone il cui testo racconta in maniera dura – per quanto poetica – la realtà delle vittime di violenza assistita: i bambini e le bambine che assistono (e/o subiscono direttamente) alla violenza esercitata dai loro padri contro le proprie madri.
Riportiamo la definizione di “violenza assistita” data dal CISMAI (Coordinamento italiano dei Servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia):

“Per violenza assistita intrafamiliare si intende l’esperire da parte del bambino/a qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulte o minori.

Il bambino può farne esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore è a conoscenza della violenza), e/o percependone gli effetti”.

La violenza assistita è un reato, che ha ripercussioni gravi e durature su chi la subisce.
La canzone di Ermal Meta ci offre una valida riflessione: “Ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai. Figlio mio ricorda: l’uomo che tu diventerai, non sarà mai più grande dell’amore che dai”.

 

(L’illustrazione è di Anarkikka)