Mi chiamo Valentina e credo nell’amore

Valentina è cresciuta assieme a Giorgio, se ne è innamorata, ha deciso di sposarlo.

Paola Cortellesi ce la racconta così.

 

E’ difficile pensare che la persona che amiamo, che abbiamo scelto, di cui ci siamo innamorate, sia la stessa che ci fa del male.

E’ doloroso mettere insieme ricordi felici, batticuori, impegni, desideri, progetti per il futuro, impegno, entusiasmo, con la violenza.

E’ durissimo dare un nome ai lividi, alle offese, alle mancanze di rispetto, e riconoscere come violenti i comportamenti della persona che abbiamo voluto al nostro fianco.

Chiamare la violenza con il proprio nome non significa arrendersi, non significa essere fragili, non significa essere sconfitte. Vuol dire decidere di riportare nella propria vita l’amore che tutte meritiamo.

 

(L’immagine riproduce L’abbraccio, di Gustav Klimt).