One billion rising 2017

Dal 2013 nel mese di febbraio le piazze di tutto il mondo si colorano delle voci e delle danze di “One billion rising”, un appuntamento annuale per ballare il proprio impegno contro ogni forma di violenza contro donne, ragazze e bambine.

Riportiamo qui sotto la traduzione di alcuni passi della campagna, a cui tutti e tutte possono aderire.

” 1 donna su 3 nel corso della sua vita verrà picchiata o stuprata.
Nel mese di febbraio ogni anno ci alziamo i piedi – in centinaia di Paesi in tutto il mondo – per far vedere alle nostre comunità locali e a tutto il mondo che cosa vuol dire essere un milione, e per far luce sull’impunità dilagante e sull’ingiustizia che le donne sopravvissute alla violenza molto spesso devono sopportare.
Ci alziamo in piedi, attraverso la danza, per esprimere gioia e condivisione e per celebrare il fatto che non siamo state sconfitte da questa violenza.
Ci alziamo in piedi per mostrare che siamo determinate a costruire un nuovo tipo di consapevolezza, nella quale la violenza venga allontanata fino a non poter essere nemmeno pensata.
Quest’anno, ci alzeremo in piedi per esprimere solidarietà contro lo sfruttamento delle donne. (…)
Lo sfruttamento consiste nell’azione o nel fatto di trattare ingiustamente qualcuno al fine di trarre vantaggio dal suo lavoro, e l’azione di utilizzare e beneficiare delle sue risorse.
Le donne e le ragazze sono rese maggiormente vulnerabili di fronte a questo abuso di potere in tutti i campi – la propria casa, il lavoro, l’economia – quando hanno poche o nessun’altra possibilità di sopravvivenza.
Lo sfruttamento include anche il crescente sciacallaggio imperialista delle aziende che all’interno degli Stati e lungo le frontiere abusano delle donne e delle ragazze. Stiamo assistendo sempre più, nel contesto della violenza economica e della povertà, a nuove forme di abuso come lo stupro, le percosse, il traffico di esseri umani, il lavoro forzato e le migrazioni, mentre si intensificano le forme di moderna schiavitù. Donne e ragazze vengono utilizzate come oggetti da sfruttare per il potere e il profitto, e per il controllo sociale, economico e politico.
In moltissime regioni del mondo, le donne vengono abusate in molteplici modi attraverso strati di sfruttamento ed oppressione.

Uno strato è costituito dalle strutture patriarcali profondamente trincerate all’interno della società che continuano a subordinare ed opprimere le donne, e costringerle alla sottomissione e all’assoggettamento. Questo crea un terreno fertile per dominarle e controllarle.

Un altro strato è rappresentato dallo sfruttamento lavorativo delle donne povere, quando lo sfruttamento economico viene globalmente assecondato dagli Stati imperialisti e capitalisti che creano profitto sulle persone. Gli abusi compiuti sul pianeta, la modifica e la deumanizzazione dei corpi delle donne per trarvi profitto e a vantaggio dello sviluppo di altre nazioni, rappresenta l’atto più criminoso di abuso e di potere. Questo soprattutto quando lo sfruttamento viene perpetrato a danno delle donne più emarginate – donne indigene, operaie, migranti, casalinghe, donne povere delle città e delle campagne.
Quando la gente balla in tutto il mondo, e quando si alza in piedi per la rivoluzione utilizzando l’arte come strumento di resistenza creativa – compie una potente, mondiale, richiesta di presa di responsabilità per le proprie azioni rivolta ai Governi e alle istituzioni che detengono autorità e potere. Un’azione artistica collettiva ha il potere di incitare e di mobilitare, di stimolare, risvegliare e ispirare le persone affinchè si riuniscano, come comunità locale e globale, in un unico obiettivo condiviso.

E’ una forza creativa potente che porta con sé la speranza, e che sarà sufficientemente potente per trasformare l’attuale struttura globale patriarcale, avida e capitalista, in un nuovo mondo che abbia al centro la giustizia e la libertà.
(…)
E la nostra danza mondiale rappresenta sia un punto di rottura, sia un impegno a fare tutto ciò che è in nostro potere per continuare a costruire questo nuovo mondo – un mondo di uguaglianza, libertà, pace e dignità.

PERCHE’ LA SOLIDARIETA’?
Perché avere una fonte comune attira l’attenzione. Dà l’opportunità di espandere la comprensione e la consapevolezza riguardo la violenza contro donne e ragazze.
Perché il riunirsi assieme di persone e gruppi crea collaborazioni e alleanze all’interno dei gruppi sociali, di altri movimenti e di individui di ogni estrazione sociale.
Perché il raduno di persone unite dalla determinazione al cambiamento, fa pressione e spinge le istituzioni statali, culturali e internazionali a prendersi la responsabilità di mettere fra le proprie priorità l’interruzione della violenza contro le donne.
Perché l’unità crea speranza – e la speranza crea la forza verso una visione condivisa. (…)
Perché rimanere connessi incoraggia l’inclusione, e ciò mantiene e sostiene diverse forme di partecipazione – da gruppi di giovani e studenti, attivisti e femministe delle vecchie e nuove generazioni, i mezzi di comunicazione, bloggers, artisti, docenti universitari, professori, uomini e ragazzi di tutte le età.
Perché non può esserci RIVOLUZIONE senza SOLIDARIETA’. Non possiamo pretendere un cambiamento di sistema – un cambiamento di mentalità, un cambiamento delle strutture che mantengono la violenza, la fine dei valori e delle culture patriarcali, un cambiamento nelle politiche che colpiscono le donne economicamente, socialmente, sessualmente, fisicamente ed emotivamente, la fine dei modelli circolari di controllo, oppressione e sfruttamento – DA SOLI.
Solidarietà è connessione profonda.
Questa rivoluzione richiede impegno, coraggio, fiducia, fede, e AMORE.

 

Dal sito One Billion Rising – Traduzione a cura del Centro Antiviolenza Civico Donna